martedì 31 luglio 2012

Carta d'identità a volumi


Traslocare una libreria, anzi i libri, da una casa ad un’altra non è come spostare un armadio o un letto. Non puoi riempire le scatole, trasportarle, per svuotarle sui nuovi scaffali. La vecchia libreria era molto grande e aveva i ripiani con i libri in doppia fila, tripla se contiamo quelli rovesciati sopra; anche quella nuova potrebbe, ma non voglio più che mi sfuggano alla vista libri che ho amato. Quindi ho fatto passare uno per uno i volumi e credo di aver speso almeno un pensiero per ognuno. Di alcuni mi si illuminano i brani, di altri le emozioni che mi hanno provocato, oppure il ricordo di chi me lo ha regalato o consigliato. Molti sono rimasti nel vecchio scaffale, porto con me solo quelli che non riesco a lasciare, quelli che vorrei riprendere in mano e quelli di cui voglio essere sicuro della presenza. Ora vorrei organizzarli per argomenti o per salti logici tutti miei, però lo spazio è un vincolo rigido e di legno. Sarebbe bello che uno sconosciuto entrando in casa  e osservando le coste dei volumi decida con lucida consapevolezza se darsela a gambe o sedersi sul divano e iniziare una lunga chiaccherata. Il mio esibizionismo indiretto passa anche da qui, dal mio spazio, come se un pezzo del mio codice genetico fosse stampato e impilato in uno scaffale. Una specie di fotografia a caratteri tipografici degli ultimi miei dieci anni e un pezzo di quelli prima.
Ho lasciato molto spazio ai libri che verranno, sarebbe un errore tattico averla già riempita, però magari una più piccola in altra stanza potrebbe fare da rifugio secondario. La nuova libreria resterà vuota a metà per un po’, in modo da assomigliarmi del tutto.

foto: New bookshelf, Luglio 2012

lunedì 23 luglio 2012

E ti vengo a leggere nei segni


Fa freddo qui fuori e quando c'è il sole si brucia. Si sentono urla strazianti, grida minacciose. Se il terreno non fosse così duro scaverei con le unghie per nascondermi. Vedo aggirarsi ombre luride, dalle braccia lunghe, con gli artigli. Non conosco le loro intenzioni, non posso leggere il loro cuore perché sono esseri senza occhi. Nel silenzio sento l'eco del mio cuore che impazzisce, lo stomaco si contrae e gli occhi lacrimano per la polvere delle macerie. Mi sono consumato le nocche bussando, non ho più voce, solo disperata pazienza. Passo i polpastrelli sul bordo della porta, cerco di interpretare le scalfiture come messaggi e la posizione dello zerbino come un invito, o un rifiuto. Le finestre sono murate e non sento rumori provenire dall’interno. A volte sento dei sospiri, ma temo sia la mia immaginazione. Non ho scelto la strada che mi ha portato fino a qui, è stato il caso, che io benedico. Anche se fossi nella più accogliente delle oasi, nel più caldo tepore di una casa, verrei qui a bussare. Mi senti?

foto: NO - Giugno 2012

domenica 15 luglio 2012

Domenica


Qualche cosa è cambiato da qualche parte, nel mio cervello, nei miei occhi, nei giornali che leggo. Il sabato non sempre compro il giornale, ma quando lo faccio è solo perché ho del tempo da dedicarci e se non trovo nulla che richiami l’attenzione lo butto via con rabbia. La domenica ne predo sempre e comunque due perché hanno un ricco inserto culturale, uno più bello, l’altro differente e più lontano da me. Non più di un anno fa leggevo gli inserti con lentezza, ad ogni pagina trovavo argomenti in cui perdermi,  titoli di libri da avere assolutamente, posti e cose da scoprire. Poi è successo qualche cosa e anche questi inserti mi scivolano tra le mani senza lasciare nessuna traccia della fame che avevo. Uno di questi ha cambiato da poco direttore ma non so quanto questo c’entri. Io sono sensibile alle passioni improvvise, ma quando mi prendono non sfumano velocemente e per un po’ le porto con me.Magari le archivio in qualche cassetto frigo per l’uso al momento giusto. Non ammetto che quella sensazione fosse una mia moda personale.  Forse sono diventato meno curioso o forse so che ho meno tempo ed energia da dedicare a nuove cose e quindi, inconsciamente, le ignoro. Adesso voglio tornare com’ero prima e, sappilo, Chiaberge mi manchi.


foto: Avanzi, Luglio 2012