venerdì 23 agosto 2013

Raccontabile ma non spiegabile


Sono solo sbarre di ferro arrugginito eppure emozionano, ma perché? Ai Weiwei ha fatto raccogliere i rottami metallici di una scuola crollata per un terremoto durante il quale centinaia di  studenti sono morti. Una volta colto il punto di partenza l’attenzione si sofferma e capiamo che siamo di fronte ad un tributo, ad una protesta, per quella scuola costruita con materiali inadatti e che ci ricorda una dolorosa vicenda anche nostra. Ha fatto raddrizzare i tondini di acciaio e li ha fatti allineare su tre file, in modo che la somma delle lunghezze di tre tondini fossero uguali, poi tutti i pezzi della stessa lunghezza sono stati sovrapposti. Quello che si ottiene è l’immagine di un paesaggio scosso dal sisma, irregolare e ferito. Ma quello che ho sentito subito sono stati i bambini, come se fossero stati allineati in file di tre, per tutte le classi. Hai presente il gioioso baccano di un cortile affollato di una scuola. Questa secondo me è la potenza dell’arte moderna, lo sfuggire alla prima immagine incontrata. Non è la Pietà di Michelangelo che per sempre porterà con se la magia dell’opera umana, non è nemmeno l’irriverenza di un ready-made di Duchamp, ma per alcuni minuti ha avuto in sé tutta pietà e la potenza espressiva che io potevo sentire. Alla Biennale di Venezia ci sono tante opere così, ognuna con una sensazione da scatenare, molte saranno dimenticate o diventeranno un feticcio da collezionisti, altre le ho incontrate come se fossero esperienze vissute. Dal mio punto di vista il massimo sarebbe stato che l’artista avesse martellato personalmente ogni tondino, io credo che nel gesto ci sia un passaggio di sensibilità tra l’uomo e la materia, ovviamente non in senso fisico ma in senso figurato (però potrebbe essere stato fermato da “cause di forza maggiore” come il carcere). Così come credo che tra l’immaginare e l’esporre ci sia un gran lavoro fisico e tecnico, quello che separa la sensibilità propria dell’umano alla creazione propria dell’artista, del divino, se preferite.


12 commenti:

  1. Le tue interpretazioni non sono mai banali.Anzi.

    E chissà,invece,che,all'arttista dando avvio alla sua opera,non fosse chiaro idea e concetto e pensiero,ma permettendo agli altri la democrazia alta dell'inspiegabile,decifrandolo come un codice di Leonardo?...
    Bellissima foto comunque.
    Ciao,Bianca 2007

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sicuramente deve lasciare un margine ampio di "interpretabilità" per non fare solamente cronaca. Quello che mi affascina è come si possa arrivare a comunicare un'emozione così forte ed un evento così drammatico partendo dall'oggetto quotidiano. Ciao

      Elimina
  2. Non sono solo sbarre di ferro arrugginito.
    Sono sbarre che si deformano e raccontano una storia.
    Che drammaticamente si piegano al volere di un destino crudele, e si spezzano.
    Come la vita di quei piccoli innocenti.
    Molte opere d'Arte Moderna, a mio modesto parere, lasciano poco spazio all'immaginazione perchè non hanno molto da raccontare.
    Sono astruse e prive di significato.
    Ma qui l'Autore è stato semplicemente geniale, o forse, altamente sensibile, tanto da far risultare la sua opera "comprensibile all'immaginario collettivo".
    Mara

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me dovremmo tornare a dare valore alla parola "sensibile", come aggettivo per le persone; mi sembra un po' trascurata come se fosse una debolezza da nascondere. Come nella pubblicità quando dicono "anche per le pelli sensibili", sembra che stiano parlando di una malattia! :)

      Ciao

      Elimina
    2. E' vero!
      La sensibilità, oggi, è solo per alcuni "eletti".
      Però, mi par di notare, che qui ce n'è parecchia, eh? :)

      Ciao

      Elimina
  3. Forse dipende dalla forza del pensiero di chi ha creato. L'intensità allora si trasmette alla materia dell'oggetto che lo emana e fa si che circoli come energia. Non è così èer l'inconscio collettivo?...Freud a provato a spiegarcelo scientificamente (quasi scientificamente). A noi sperimentarlo con lòa curiosità spalancata e,possibilmente togliendoci di dosso qualche supponenza di snobismo o resistenze pregiudiziali. Ciao,Bianca 2007

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Basta il pensiero per trasmettere questa "energia" all'oggetto e a chi lo fruisce (brutta parola) o serve anche il gesto fisico, il lavoro, il contatto? Ciao

      Elimina
  4. ...e la "volontà" che include tutto. Bianca

    RispondiElimina
  5. Risposte
    1. che sono bravo a leggere le didascalie vicino alle opere ?
      :)

      Elimina
    2. beh, io fatico anche con quelle... maledetti occhi di carta velina!

      Elimina